Casa, lavori e spese

Tutti gli anni, quando andiamo, facciamo tutta una serie di lavori straordinari, i principali riguardano la salute e la casa. Si solito spendiamo fra i 1.500 e i 4.000 dollari. Nel 2022 abbiamo dovuto costruire l’attrezzattura della casa e i beni primari della vita quotidiana perché la morte di Maman Mirphie aveva lasciato la cura e la manutenzione completamente scoperti: quindi tavoli, sedie, pentole, piatti e posate, zanzariere, lasciando al gruppo di lavoro le basi per conservare e gestire ognuno il suo compito. Nel 2023 abbiamo rifatto il tetto nella parte interna, comprato i materassi – bene essenziale per evitare le malattie – mentre nel 2024 durante il primo viaggio Anna, Lisa e Susanna hanno fatto verniciare le stanze e l’esterno, manutenuto ancora il tetto per la parte ancora pericolante, governato lo svuotamento della fossa settica, che costituisce sempre un grave problema. Ogni volta quello su cui insistiamo è la manutenzione, grande falla culturale del paese e dell’educazione di tutti. Niclette e Chaty e Joyce sembrano essere sulla buona strada, anche se il numero di bambini e l’andazzo del mondo esterno, nonché la consapevolezza che possono resistere a qualsiasi condizione (quasi) e la nostra presenza sono tutti fattori che non aiutano il cambiamento.

Quest’anno è anche stato rinnovato il contratto di affitto, ora a 750 dollari anche se per 12 mesi pagheremo 650 dollari a parziale ristoro degli ultimi lavori di manutenzione. La casa e la “parcelle” sono in buono stato, il quartiere di Mont Ngafula non è male, ma la presenza di un alto numero di bambini non lascia mai tranquilli i proprietari. Questa casa è stabile da qualche anno, mentre in precedenza ne abbiamo cambiate molte, e ogni volta il trasloco assomiglia a una piccola grande apocalisse di costi, gestione, abitudini, zone, truffe, corruzione, negoziazione. Cambiare casa si porta dietro cambiare scuole, riferimenti, e i trasporti a Kinshasa sono davvero un esborso e una lungaggine che cambia la vita in peggio.

Luce e Acqua non ci sono. L’acqua viene presa con bidoni e un carretto che gli abbiamo finanziato l’anno scorso, mentre la luce va e viene e le bollette, puntualmente non pagate dalla quasi totalità dei congolesi, sono spesso viste come un sopruso mancando la fornitura stabile di base.

Ogni nostro viaggio non solo costituisce l’occasione per fare lavori straordinari per i quali hanno bisogno di noi in termini finanziari e organizzativi (e noi vogliamo controllare i lavori, la loro programmazione, velocità, qualità), ma anche il momento in cui portiamo beni di prima necessità: vestiti, scarpe, biancheria intima, dentifrici e spazzolini, oltre a medicine, cancelleria scolastica e piccoli regali.

Le spese mensili sono invece 1.100 dollari per affitto e alimentazione – al netto degli straordinari, a cui si aggiunge il contributo di Jonathan e gli extra per salute e casa.

Salute

La salute dei bimbi ha sempre rappresentato una delle nostre priorità.

L’ospedale di Kingasani è il nostro riferimento, è lì che siamo arrivati per curare i bambini la prima volta nel 2007, anche perché era vicino all’aeroporto dove i bambini erano radunati in un campo militare. Ma anche dopo siamo sempre andati, pur essendo dall’altra parte della città, in quanto gestito dalle suore dell’ordine delle Poverelle di Bergamo, capeggiate da Suor Clelia che, recentemente, ha lasciato la direzione a suor Claudia per tornare alla casa madre. A parte gli interventi di primo soccorso che effettuano in autonomia vicino alla casa, per le cose gravi ci contattano e facciamo in modo che in ospedale siano avvisati del loro arrivo. È a Kingasani che sono state raddrizzate le gambe del piccolo DiTria, ingessato a pochi anni di vita, ed è lì che facciamo andare anche i grandi che ne hanno davvero bisogno anche se non più in casa. Josué, colpito da una pallottola e per mesi restato senza cure, con il piede in quasi cancrena, ha recuperato l’uso del piede con un’operazione e con la fisioterapia.

Di solito il secondo ospedale in cui indirizziamo i bimbi è l’ospedale di Saint Joseph. È un ospedale statale in cui, tuttavia, il livello non è male. poi c’è la Clinique Universitaire, dove invece hanno salvato la vita a Gigal operandolo a un rene. Nel 2024 sfortunatamente non sono riusciti ad aiutarci per DiTria. Anche in questo frangente siamo ricorsi a Jonathan, un belga che abita a Kinshasa con una sua famiglia e un suo lavoro, da molti anni nostro importantissimo riferimento in loco visto che a Kinshasa è una persona importante, con molte utili conoscenze, e che ci aiuta a capire come funzionano le cose laggiù. Inoltre, Jonathan aiuta la casa famiglia con un contributo personale per il sostenimento delle spese. Ci siamo fatti consigliare un ospedale – con standard occidentali – e siamo riusciti a salvare DiTria, che aveva ingoiato una vite finita in un polmone che invano avevano provato a estrarre alla Clinica universitaria, operazione fallita per mancanza di macchinari idonei.

Giampietro ha invece avuto un percorso molto difficile nei primi anni, a causa di un suo ritardo cognitivo derivato da assenza di ossigeno appena nato. Lo abbiamo portato a varie visite neurologiche ma è stata soprattutto la costanza di Maman Mirphie ad aiutarlo, oltre che la presenza di tutti gli altri fratelli e sorelle che gli vogliono bene.

Ad ogni viaggio portiamo farmaci di base (antipiretici, pomate, bende, disinfettanti, antidolorifici, antibiotici, integratori vitaminici), che consegniamo a Maman Niclette, Maman Chaty e Dido, tutti con formazione medica quindi ben capaci di gestirli al bisogno

A volte anche altri grandi usciti dalla casa ci segnalano problemi e se ci è possibile cerchiamo di aiutarli.